Non rischiamo nessuna catastrofe ecologica. Ci siamo già dentro, da mezzo secolo

di Mauro Romanelli, Presidente di EcoLobby

Quello che forse non è del tutto chiaro, anche a molti attivisti ed ecologisti, per non parlare delle persone comuni e della classe politica, è che la Terra non rischia una catastrofe ecologica e climatica in un futuro più o meno ravvicinato.

Affermare questo significa affermare una grossa inesattezza, sbagliata e fuorviante dal punto di vista scientifico, e con gravi conseguenze nella percezione del fenomeno e nelle valutazioni politiche ed economiche che ne conseguono.
La Terra, in realtà, è, già da molti anni, dentro una catastrofe ecologica e climatica, di dimensioni imponenti, ormai irreversibile, e che avrà conseguenze assolutamente inimmaginabili.

Non rischiamo proprio niente, poichè la catastrofe è già ampiamente iniziata.

Magari ancora le sue conseguenze non si sono abbattute su una gran parte degli esseri umani, ma che la catastrofe ecologica sia già in corso e anche da molto tempo, non vi sono proprio dubbi.
In realtà non è neppure del tutto vero che le conseguenze non si siano ancora fatte sentire sul sistema umano.
E’ vero che purtroppo è molto più pesante quel che ci attende per il futuro di quanto abbiamo subìto fino ad adesso, ma certamente una parte del conto abbiamo già iniziato a pagarlo, anzi molto più di quanto si creda.

Non lo percepiamo, perchè non sappiamo dare la giusta lettura a molti fenomeni, come la crisi finanziaria del 2007, che probabilmente è già da considerarsi una crisi del picco dell’estrazione del petrolio, o l’incremento delle migrazioni di massa, in larghissima parte dovute a catastrofi o guerre ambientali.
In ogni caso, se qualcuno avesse dubbi sul fatto che il collasso ecosistemico sia iniziato da diversi anni, è invitato ad approfondire l’argomento: 27600 specie animali estinte in un secolo

La sesta Estinzione di Massa

Le cifre, assolutamente consolidate, sul livello di estinzione delle specie biologiche negli ultimi decenni, non lasciano spazio ad alcun dubbio. Stiamo parlando di tassi di estinzione, per le specie di vertebrati (gli animali più grandi: mammiferi, rettili, uccelli, anfibi, pesci), mille volte più rapidi negli ultimi cinquant’anni che nell’era preindustriale, e cento volte più rapidi che nelle precedenti cinque estinzioni di massa.
La società industriale umana, in buona sostanza, HA GIA’ AVUTO un effetto distruttivo sulla biodiversità molto superiore, a parità di tempo, all’asteroide che spazzò via i dinosauri, inaugurando la quinta estinzione.

Duecento anni dopo l’impatto di quell’asteroide, non si erano estinti il 60% dei vertebrati, come invece è avvenuto, secondo questi dati, tra il 1950 e il 2014.
A queste evidenze riguardanti gli animali più grandi, si aggiungono le risultanze sempre più spaventose, confermate in tutto il Mondo, sul crollo delle popolazioni degli insetti.
La sesta estinzione di massa è già in corso ed è già oggi l’estinzione di massa più rapida e più grave di tutte.
Quando si dice che abbiamo undici anni per evitare un punto di non ritorno irreversibile, si parla di una stima del tutto generica sulla gestibilità politico-economica, secondo valutazioni assolutamente semplificate e del tutto opinabili, dell’innalzamento del livello di CO2 e quindi della temperatura media globale entro un grado e mezzo rispetto all’era pre-industriale.

Per carità: bene darsi traguardi e “visualizzare” tempistiche, ma teniamo presente che sono valutazioni che lasciano davvero il tempo che trovano.
La realtà è che abbiamo già fatto danni immensi, facendo sparire per sempre un’enorme quantità di specie, e compromettendo pesantemente gli equilibri ecologici.

Non ABBIAMO undici anni: casomai AVEVAMO un secolo, ma negli ultimi cento anni abbiamo sbagliato tutto.
Ora dobbiamo, in pochissimi anni, undici se vogliamo, ma anche meno, limitare i danni e contenere l’entità del disastro.
Sapendo che quando si parla di estinzione di massa, anche il concetto di “limitare i danni”, assume contorni molto indefiniti.

 

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