Non vi è una famiglia italiana che non abbia dovuto affrontare uno shock energetico in questo ultimi mesi.
Non entreremo nel merito, pure molto interessante, nel senso della nota maledizione cinese “possa tu vivere una vita interessante”, della formazione del prezzo del gas sul mercato europeo né sulla responsabilità (modesta, in realtà, finora) della Russia negli aumenti verticali di questi prezzi.
Ci interessa di più evidenziare la seguente situazione paradossale: l’intera responsabilità del raddoppio e prossima quadruplicazione delle bollette familiari dipende dalle fonti energetiche fossili.

Le fonti rinnovabili, producendo soprattutto nelle ore centrali del giorno, hanno in realtà un effetto di moderazione sui prezzi, che altrimenti sarebbero fuori controllo, in quelle ore di massima richiesta. La cosa è verificabile facilmente sul sito del GME (gestore mercati elettrici).
I distributori del gas fanno affari d’oro, incamerando decine di miliardi in più, mentre continuano ad acquistare il metano a prezzi prestabiliti (contratti in cui si paga un tot al mese per anni e la compagnia produttrice, ad esempio la russa Gazprom si impegna a fornire almeno un tot di MWh equivalenti di gas, contratti che valgono anche se non si prende il gas e quindi sostanzialmente determinano l’impossibilità legale di interromperli unilateralmente).
Quanto grossi questi affari?
Le quotazioni sul mercato del gas hanno cominciato ad aumentare oltre la media degli anni precedenti a partire dagli ultimi cinque mesi del 2021.

Il bilancio dell’Eni, 2021,riporta utili in aumento del 400%. Extrapolando nel 2022, la situazione sarà ancora più estremizzata. Parliamo di utili decuplicati.
Questi Extraprofitti, secondo l’ultimo D.Lgs. del governo, fino ad ora, dovevano essere tassati al 10%.

Gli Extraprofitti li fanno anche le rinnovabili, ovviamente, perché il prezzo dell’energia è aumentato nel suo complesso. In misura minore, comunque, relativamente al fatturato e soprattutto relativamente alle rispettive quote di mercato.

Gli Extraprofitti delle rinnovabili, da febbraio 2022, sono tassati alla fonte, con una trattenuta di quanto dovuto da parte del GSE (Gestore Servizi Energetici).
Come sono calcolati?
E’ considerato Extraprofitto la differenza tra la fatturazione a kWh attuale e la media degli ultimi dieci anni escluso il 2021.
Fortunatamente il sole costa sempre allo stesso modo, anno dopo anno, ed è l’unico carburante, gratuito, di cui ha bisogno un impianto fotovoltaico per funzionare.

Se le fossili fossero tassate allo stesso modo, dato che circa un terzo dei contratti NON è a lungo termine, quindi i costi operativi, legati agli approvvigionamenti, sono aumentati, le aziende avrebbero rischiato il dissesto finanziario.
Invece ma solo da alcuni mesi, gli Extraprofitti delle fossili sono tassati al 10%.
I ricavi stimati per lo stato sono simili: cinque miliardi dalle fossili, cinque miliardi dalle rinnovabili. Che fatturano un decimo, più o meno.

Ma anche questo, per un governo che appare totalmente ed irrimediabilmente asservito alle lobby, anzi: da esse indistinguibile, sembrava troppo.

‘Alla zitta’, come diciamo noi toscani, in periodo balneare, nel Consiglio dei ministri del 1° luglio, è stato abolito l’articolo 5 del citato D.L. “Ucraina”, quello che istituiva la tassazione al 10% per gli Extraprofitti, poi aumentato al 25% nel successivo decreto aiuti.

Nel silenzio complice e/o distratto di TUTTI i partiti e di tutti i media. Eppure, non si tratta di briciole ma di cifre grandi quanto una manovra finanziaria.

Secondo le stime del MEF, si sarebbe trattato di 11 miliardi di euro, per una aliquota del 25%

I costi, si diceva, sono aumentati di circa un terzo. Quindi i due terzi degli aumenti di fatturato delle imprese che distribuiscono il gas ed il petrolio in Italia, si tradurranno in utili.

Secondo le stime indipendenti citate, parliamo di 32 miliardi. (in accordo con le appena citate stime ministeriali, di 11 miliardi per una aliquota del 25%).

Questi 32 miliardi, tanto più perché riguardano in buona parte aziende di proprietà pubblica, non possono non essere tassati allo stesso modo di quanto è stato fatto per le rinnovabili.

È una questione di principio e di sostanza.

32 miliardi di euro potrebbero essere usati così: un terzo per aiutare famiglie bisognose ed imprese energivore, un terzo per garantire l’installazione di rinnovabili, un terzo per le infrastrutture relative (accumulo, reti elettriche etc.) ed il risparmio energetico, Superbonus 2.0 permanente rivisto e corretto.
Per inciso ai costi attuali, 32 miliardi corrispondono a circa 65 GWp di fotovoltaico ed eolico. Quello che dovremmo installare entro il 2030.
Secondo lo schema proposto, potremmo farlo entro il 2025.
Si calcola che ogni 50 KWp di fotovoltaico si generi un posto di lavoro.
65.000.000 KWp all’anno genererebbero un milione di posti di lavoro, senza contare l’indotto.
Lanciamo una petizione?

Luglio 2022

Autore:

Ing. Pietro Cambi