pandemia ecologia

LA PANDEMIA COVID DAL PUNTO DI VISTA ECOLOGICO-ECOLOGISTA

Alla profonda crisi ecologica e climatica che affligge il pianeta da una ventina d’anni ormai si è di recente sovrapposta una crisi sanitaria di una certa gravità che va a colpire, questa volta direttamente, la specie Homo sapiens. La cui attività indefessa e scriteriata è per l’appunto da tempo all’origine di queste preoccupanti perturbazioni planetarie – siamo non per nulla in pieno Antropocene.

Quest’ultima crisi, a differenza delle altre, non ha permesso ai sapiens di fare finta di nulla e voltarsi dall’altra parte rimuovendo il problema (la tipica difesa psicologica degli scimmioni bipedi): perché stavolta la crisi li colpisce direttamente, sul breve periodo, stravolgendone l’esistenza su tutti i livelli. Ove le altre due crisi menzionate sono graduali e meno evidenti sul breve periodo -ma in realtà molto più pericolose e gravide di rischi sul medio e lungo termine.

Da un punto di vista ecologico quello che si è svolto di fronte ai nostri occhi increduli nel 2020 non è stato un accidente dell’anno bisestile, come piace dipingerlo sui social. E’ invece allo stesso tempo un fenomeno naturale ed una conseguenza diretta delle azioni di noi sapiens.

Un fenomeno naturale

Una pandemia è un fenomeno del tutto naturale – un fenomeno di parassitismo microbico, che è una specie di predazione che avviene dall’interno negli organismi. La predazione insieme alla competizione, il commensalismo, la simbiosi, il parassitismo (ecc.) sono tutte interazioni biologiche studiate e contemplate dalla ecologia classica.

I virologi non hanno dubbi sul fatto che la SARS-CoV-2 sia una zoonosi e cioè che il malefico coronavirus responsabile della stessa derivi da qualche animale selvatico catturato nel suo ambiente naturale, probabilmente in Cina. Dal quale è poi avvenuto il salto di specie (spillover) verso l’uomo. Ci vorranno anni per ricostruire esattamente come è andata. Per capire per esempio come si è originato il virus HIV responsabile della pandemia AIDS (30 milioni di morti nell’arco di circa 30 anni) ci sono voluti decine di anni di ricerche. Solo verso il 2010 infatti si è riusciti a comprendere che questo virus letale ha molto probabilmente effettuato un salto di specie, tramite un singolo evento, da uno scimpanzé selvatico a un cacciatore del Camerun sud-orientale che lo cacciò e macellò intorno al 1908.

Storicamente le zoonosi sono responsabili delle pandemie più pericolose ed ardue da debellare (l’influenza spagnola, l’AIDS, Ebola, SARs ecc.). La poliomelite e il vaiolo (responsabile quest’ultimo della pandemia più grave della storia umana, con 350 milioni di morti stimati) sono state sconfitte perché non erano zoonosi: si trattava cioè di patogeni che non si erano originati da altre specie ma che erano emersi e si erano specializzati sulla nostra specie. Una volta eliminati dalla popolazione sapiens –grazie ai vaccini non c’erano specie serbatoio in cui si potessero nascondere ed inabissarsi -per poi ricomparire.

Da tempo ormai si è capito che per comprendere bene i fenomeni delle zoonosi non servono solo medici, microbiologi e virologi ma anche, appunto, ecologi e zoologi. Occorre identificare le possibili catene di contagio e le loro modalità per risalire alla specie selvatica cosiddetta “serbatoio” che ospita normalmente quel dato virus in natura – senza di solito averne grande danno, in quanto su tempi molto lunghi (migliaia o decine/centinaia di migliaia di anni) si crea un equilibrio tra il patogeno parassita e la specie ospite. Sul lungo termine non conviene infatti neanche allo stesso patogeno di causare troppo danno alla specie che lo ospita. Occorre quindi capire a fondo l’ecologia ed il comportamento della specie ospite- e sopratutto la sua relazione con la nostra specie- per capire come sia avvenuto- o possa avvenire- il salto di specie. E sopratutto come evitarlo in futuro.

Conseguenza delle nostre azioni

La pandemia attuale si è originata dalla nostra intrusione e saccheggio degli ultimi ecosistemi naturali rimasti. Le stesse devastazioni che stanno causando la sesta estinzione di massa di vita sulla Terra. Il copione è sempre lo stesso: la popolazione umana cresce ed ha fame ma anche il sistema economico globale cresce ed ha sempre più fame di risorse. Gli ultimi giacimenti petroliferi e di gas disponibili, come le ultime foreste rimaste sono sotto assedio. Si aprono strade, si penetra nelle foreste e si saccheggiano piante ed animali -molti dei quali sono ospiti naturali di virus sconosciuti e potenzialmente letali per la nostra specie.

distruzione ecosistemi fauna pandemia

L’avvento di una grave pandemia –The Big One– era stato previsto dalla comunità scientifica, almeno da una quindicina di anni. Ma gli appelli per prepararsi sono caduti nel vuoto- come sono caduti nel vuoto gli appelli ad arginare le crisi ecologica e climatica.

I primi appelli per affrontare la crisi ecologica sono stati lanciati addirittura negli anni 70 – e il nostro paese con Peccei e il suo club di Roma ha svolto un ruolo chiave. Mentre sia gli appelli per affrontare la crisi climatica sia quelli che indicavano il pericolo di una grave pandemia sono stati lanciati fin dai primi anni del nuovo millennio. Da notare che la eccellente divulgazione del rischio pandemia, tramite il saggio Spillover del 2012, predice alla lettera la attuale pandemia Covid e la sua origine cinese.

Sono state la pandemia AIDS e le inquietanti epidemie SARS ed Ebola ad aver messo gli scienziati in allerta circa il pericolo di un letale Big One. Infatti per un virus un pianeta sovrappopolato di animali di una certa stazza -i sapiens– che si spostano forsennatamente da un angolo all’altro dello stesso, è una vera e propria panacea.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) da almeno quindici anni pungola i governi del mondo a preparare dei piani pandemici. L’Italia, non è una novità, ha fatto poco o nulla per prepararsi. Ed ha pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane per questa inadempienza (siamo sulla soglia degli 80.000 decessi accertati per Covid in poco più di 12 mesi, ma è probabile che la cifra sia molto più alta). Ma siamo comunque in buona compagnia. La scienza sembra sperimentare da qualche decennio un problema di comunicazione e credibilità. Spesso essenzialmente perché consiglia provvedimenti che non sono di gradimento all’establishment.

 

Ennesimo campanello di allarme

Da un punto di vista ecologista, questa pandemia Covid, a guardar bene, potrebbe rivelarsi un’opportunità: è un campanello d’allarme importante, forse l’ultimo, per salvare la civiltà umana per come la conosciamo, prima che sia davvero troppo tardi. Nota a margine: è in realtà una pandemia anche abbastanza moderata come violenza e potenziale distruttivo, non è un vero Big One: pensate solo se oltre ad un’alta trasmissibilità avesse avuto anche un’alta mortalità – in stile SARS, o Ebola o AIDS – e se avesse colpito indiscriminatamente tutte le fasce d’età, invece che solo le persone anziane.

La pandemia Covid ha il “pregio” di ricordare all’umanità quali siano i problemi che sta evitando di affrontare da decenni. Problemi che ecologisti ed attivisti cercano di portare all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica appunto da decenni, in relazione alla crisi ecologica e climatica -essendo tacciati regolarmente di essere catastrofisti e Cassandre, dispensatori di depressione e allarmismi infondati.

Innanzitutto pone alla nostra attenzione un tema di tipo esistenziale-filosofico. Ci presenta, se ancora ce ne fosse bisogno, una lezione di profonda umiltà ricordandoci quello che osò affermare Darwin alla fine dell’800: siamo anche noi animali e siamo ancora strettamente connessi al mondo naturale ed alla rete ecologica del pianeta in mille modi. Condividiamo con le altre specie del pianeta lo stesso DNA, gli stessi modi di vivere e consumare energia, perfino gli stessi agenti patogeni. Non siamo degli unti dal Signore esenti dalle leggi di natura. Esenti da fenomeni come la predazione e il parassitismo, cioè processi ecologici ed evolutivi di base.

Inoltre porta ancora una volta alla nostra attenzione i due problemi chiave che a questo punto come non mai rischiano di portare la civiltà umana alla catastrofe: una crescita demografica -la nostra – totalmente fuori controllo e un sistema economico scellerato basato su assunzioni magiche (disponibilità infinite di risorse su un pianeta finito).

Questi due sono i problemi all’origine della crisi ecologica del pianeta e della sesta estinzione di massa di specie viventi che stiamo sperimentando. Come pure sono all’origine della crisi climatica e dell’attuale pandemia. Vanno risolti entrambi, indipendentemente: risolverne solo uno non ci salverà.

La questione è puramente ecologica (e astronomica): con buona pace delle narrazioni hollywoodiane, in seguito a un cinquantennio di esplorazione dello spazio e del nostro pianeta siamo giunti alla conclusione che la Terra è l’unico pianeta che conosciamo su cui la vita è possibile. Sulla Terra si è creata una congiuntura miracolosa che ha permesso l’evoluzione della vita sull’arco di alcuni milioni di anni. La nostra specie è emersa da pochissimo tempo in termini evolutivi, soltanto ca. 200.000 anni fa.

Nell’ultimo secolo i sapiens sono esplosi da un punto di vista demografico: dalla prospettiva delle altre specie viventi del pianeta siamo noi una pandemia che affligge il resto della vita sulla Terra. Il tasso di crescita demografica che ha assunto la nostra specie negli ultimi 50 anni è totalmente insostenibile sul medio e lungo termine in base alle stime della disponibilità delle risorse necessarie alla vita.

Tutto questo al netto del sistema economico che abbiamo adottato negli ultimi due secoli. Quindi anche se gli attuali sette miliardi e mezzo di sapiens della Terra decidessero d’un tratto di vivere in maniera sobria e senza sprechi di risorse, il problema non sarebbe affatto risolto – solo rimandato di qualche decennio. Prima o poi -molto prima che poi -sbatteremmo il muso comunque contro la cosiddetta “capacità portante” del pianeta, cioè il suo limite delle risorse vitali (terreni coltivabili, animali da allevamento, acqua, aria, energia ecc.). Siamo diventati davvero troppi -e la curva di crescita continua ad essere di tipo esponenziale.

dissesto ecosistemico pandemia

Poi se alla questione dell’esplosione demografica aggiungiamo un sistema economico basato sullo spreco, sul consumo dissennato delle risorse e l’accumulo di ricchezza, l’insostenibilità ecologica della nostra specie emerge impietosamente. Un sistema economico basato praticamente sul saccheggio forsennato delle risorse limitate del pianeta e sull’accatastamento sulle spalle dei nostri figli e nipoti, in maniera a dir poco spregiudicata, di problemi giganteschi forieri di un futuro grigio e misero.

Sappiamo che ogni anno il nostro “bilancio ecologico” va in rosso sempre prima. Se tutti gli abitanti della Terra consumassero annualmente le risorse che consuma in media un Italiano il “conto ecologico” del pianeta andrebbe in rosso il 24 maggio di ogni anno: ovvero da quella data in poi, fino al 31 Dicembre, consumeremmo (leggi: saccheggeremmo vilmente) il futuro dei nostri figli e nipoti.

La nostra specie si comporta attualmente come se avessimo vari pianeti come la Terra a disposizione (gli Italiani si comportano come se avessero 1.6 pianeti a disposizione mentre gli Australiani 3.6). Si assume cioè che le risorse a nostra disposizione siano infinite. Quando non esiste niente di infinito nell’intera galassia.

Tempo di risveglio?

Ad inizio di anno nuovo sono portato ad essere ottimista e sognatore (I believe in miracles). Aldilà di accidenti e anni bisestili, il 2020 -e sopratutto il 2021- potrebbe essere ricordato come l’anno della svolta e del Grande Risveglio. L’anno cioè in cui i sapiens si risvegliano dal torpore e dall’euforia consumista/delirio di onnipotenza e decidono responsabilmente di pensare al futuro delle nuove generazioni. Affrontando in maniera seria e convinta il problema di limitare la crescita demografica, di riformare in senso ecologico e realista l’economia globale, e di effettuare una transizione verso forme di energia pulite e rinnovabili.

Crediti fotografici: foto iniziale di di scmp.com ; foto intermedia di earthrace.net; foto finale di Esemelwe

 

13 Gennaio 2021

 

Gianluca Serra

Ecologo e conservazionista